...for a long weekend. Film indimenticabile. Scena memorabile.
mercoledì 25 febbraio 2009
martedì 17 febbraio 2009
Grazie Ela
«La depressione ti mette a terra più di una malattia fisica» ha raccontato Ela Weber in un'intervista a Gente. «Per tre anni, non avevo più voglia di vivere, di mangiare, di parlare. Stavo chiusa in casa, a letto, volevo solo dormire e non vedere nessuno. È stato il periodo più duro e doloroso della mia vita. Ma ne sono uscita. Grazie a mia sorella. E ora niente mi fa più paura nella vita. Quando provi il male oscuro e solo dopo tanto dolore riesci a trovare uno spiraglio di luce, diventi fortissima, invincibile e senti che nella vita potresti affrontare davvero tutto».
«Una malattia fisica ha una cura, la depressione no. Non riesci a capire che cos'hai, sottovaluti i segnali, credo sia un po' come la tossicodipendenza, quando capisci che ne sei schiavo è troppo tardi» ha raccontato la soubrette tedesca, lanciata in Italia da Paolo Bonolis vent'anni fa con "Tira e Molla" e sbarcata come naufraga nell'ultima edizione dell'"Isola dei famosi". «Era faticoso persino respirare, aprire gli occhi al mattino. In certi momenti volevo che finisse tutto, mille pensieri mi passavano per la mente, sì, anche il suicidio. Mia sorella mi ha salvato. Per tre anni la sua presenza, il suo amore incondizionato, mi hanno accompagnata fuori da buio. Quando stai male non servono parole o consigli, non li ascolteresti. Serve invece qualcuno che ti stia vicino, costantemente, facendoti sentire importante, amata, indispensabile, senza giudicarti o chiedere nulla»
«Una malattia fisica ha una cura, la depressione no. Non riesci a capire che cos'hai, sottovaluti i segnali, credo sia un po' come la tossicodipendenza, quando capisci che ne sei schiavo è troppo tardi» ha raccontato la soubrette tedesca, lanciata in Italia da Paolo Bonolis vent'anni fa con "Tira e Molla" e sbarcata come naufraga nell'ultima edizione dell'"Isola dei famosi". «Era faticoso persino respirare, aprire gli occhi al mattino. In certi momenti volevo che finisse tutto, mille pensieri mi passavano per la mente, sì, anche il suicidio. Mia sorella mi ha salvato. Per tre anni la sua presenza, il suo amore incondizionato, mi hanno accompagnata fuori da buio. Quando stai male non servono parole o consigli, non li ascolteresti. Serve invece qualcuno che ti stia vicino, costantemente, facendoti sentire importante, amata, indispensabile, senza giudicarti o chiedere nulla»
giovedì 12 febbraio 2009
Associazione perfetta
Il "mio" film, accompagnato dalla canzone dei "miei" Coldplay.
Disarmante.
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mercoledì 11 febbraio 2009
Urge silenzio e pace
No I don't want to battle from the year to end
I don't want to cycle and recycle revenge
I don't want to follow death and all of his friends...
domenica 8 febbraio 2009
Kiki di Montparnasse (1901-1953)
Chi era Kiki? Una donna che poteva diventare una prostituta da pochi franchi a notte, riuscì invece a imprimere ad un’epoca un connotato di vitalità, di spensierata allegria, di impudicizia spinta fino alla più sbalorditiva sfacciataggine.
Il suo "Diario" si apre così: "Sono nata il 2 ottobre 1901 in Borgogna…Eravamo sei piccoli figli dell’amore: i nostri signori padri avevano dimenticato di riconoscerci".
Tra i numerosi aneddoti che costellano la vita di questa donna straordinaria ce ne sono due che riguardano la sua vocazione esibizionistica, ma ne descrivono bene anche il temperamento.
Quando Montparnasse diventò un quartiere di moda, cominciò anche l’affollamento di curiosi e turisti e chiunque, naturalmente, poteva distinguere un habitué da un visitatore occasionale. Poteva accadere allora che Kiki, avvistata una famigliola molto per bene, molto borghese, domandasse: "Posso fare qualcosa per questi bravi signori? E, girandosi di schiena, di colpo sollevasse la gonna scoprendo il suo bellissimo posteriore.
In un’occasione quest’esibizione si colorò diversamente. Un giorno Kiki viene a sapere che ad una giovane donna è appena morto il figlio e non ha nemmeno i soldi per pagare il funerale. Come se niente fosse, entra nel vicino ristorante e comincia il giro dei clienti: davanti a ogni tavolo solleva la gonna, fa vedere la "gattina" e chiede "due o tre franchi per lo spettacolo". Quando torna al caffè ha un cappello pieno di denaro che rovescia sul banco: " Qui ce n’è per pagare il funerale" dice " e anche per comprarti un vestito".
Alla soglia dei cinquant’anni era diventata enorme, il ventre gonfio, gravemente idropica. Morì per un’emorragia interna nel 1953.
Il suo "Diario" si apre così: "Sono nata il 2 ottobre 1901 in Borgogna…Eravamo sei piccoli figli dell’amore: i nostri signori padri avevano dimenticato di riconoscerci".
Tra i numerosi aneddoti che costellano la vita di questa donna straordinaria ce ne sono due che riguardano la sua vocazione esibizionistica, ma ne descrivono bene anche il temperamento.
Quando Montparnasse diventò un quartiere di moda, cominciò anche l’affollamento di curiosi e turisti e chiunque, naturalmente, poteva distinguere un habitué da un visitatore occasionale. Poteva accadere allora che Kiki, avvistata una famigliola molto per bene, molto borghese, domandasse: "Posso fare qualcosa per questi bravi signori? E, girandosi di schiena, di colpo sollevasse la gonna scoprendo il suo bellissimo posteriore.
In un’occasione quest’esibizione si colorò diversamente. Un giorno Kiki viene a sapere che ad una giovane donna è appena morto il figlio e non ha nemmeno i soldi per pagare il funerale. Come se niente fosse, entra nel vicino ristorante e comincia il giro dei clienti: davanti a ogni tavolo solleva la gonna, fa vedere la "gattina" e chiede "due o tre franchi per lo spettacolo". Quando torna al caffè ha un cappello pieno di denaro che rovescia sul banco: " Qui ce n’è per pagare il funerale" dice " e anche per comprarti un vestito".
Alla soglia dei cinquant’anni era diventata enorme, il ventre gonfio, gravemente idropica. Morì per un’emorragia interna nel 1953.
Nella Montparnasse bohémien e trasgressiva degli anni Venti, Kiki riesce a sfuggire alla miseria diventando una delle figure più carismatiche dell'avanguardia tra le due guerre. Cantante, attrice, cabarettista e compagna di Man Ray, al quale ispirerà le sue fotografie più famose, Kiki sarà immortalata da Kisling, Soutine, Foujita, Modigliani, Calder, Utrillo e Léger. Ma oltre a essere la musa e il fulcro di quella mitica epoca, Kiki è soprattutto una delle prime donne emancipate del secolo. E oltre che per la sua bellezza e la sua indipendenza sessuale e sentimentale, si impone soprattutto per la libertà del suo pensiero e la schiettezza delle sue parole.
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giovedì 5 febbraio 2009
Preferisco Skins
Dopo la maratona in streaming della prima serie che mi sono concessa durante uno degli ultimi weekend posso affermare che "Gossip Girl" su cui nutrivo grandi speranze si è rivelato un prodotto gradevole ma banale. I cattivi ragazzi e le stronzette con la puzza sotto il naso non lo sono mai fino in fondo e allora che gusto c'è? "Skins" è indubbiamente un pugno allo stomaco, paragonato a questa versione aggiornata di "Dynasty+Beverly Hills". Serena Van Der Woodsen sembra Cenerentola o Biancaneve fate voi, alla faccia delle anticipazioni che la dipingevano come la ribelle borderline del gruppo. Capirai, nulla al confronto della mia amica Giò, ne ha fatte di esperienze in vita sua tanto da poter scrivere tranquillamente un'autobiografia sulla falsariga de "I miei primi quarant'anni" di Marina Ripa di Meana, con la sola differenza che è tutto concentrato nei primi vent'anni ;) Un pò me la ricorda fisicamente e forse è stato questo che mi ha convinto a seguire fino alla fine tutta la serie.
La chiusura di ogni episodio con quel "xo xo Gossip Girl" è l'unica cosa che mi rimarrà impressa, per quanto infantile :D
Ultima cosa: ah Chuck, tesoro della zia, ma ti sembra carino dare il nome di "Victor Victrola" al tuo locale, sapendo che la sola e unica Victrola è la posh spice, ospite "graditissima" here in Italy in questo periodo? Non si fa! Bambino cattivo che non sei altro ;)
Altro consiglio: dì a papà di farti operare le adenoidi, va!
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